Indicatori e Oscillatori

 

Introduzione

Gli indicatori e gli oscillatori sono dei "segnalatori" della situazione di un titolo o bene finanziario, calcolati sull'andamento dei prezzi o su quello dei volumi o su quello di entrambi. Gli oscillatori differiscono dagli indicatori solo perché "oscillano" attorno ad un valore di riferimento o all'interno di due valori di limite minimo e massimo.

 

In passato si è posta molta enfasi su questi indicatori, oggi piuttosto trascurati. La ragione è che ci si aspettava troppo da loro: se ne cercavano di nuovi nella speranza di trovare quello che "sa prevedere il futuro", cosa che ovviamente non è possibile anche in finanza.

 

Quindi è necessario considerarli per quello che sono, ovvero degli ancillary indicators, cioè indicatori ausiliari che aiutano la comprensione del trend di fondo, ma che non sono in grado di sostituire l'analisi classica dei trend, sempre indispensabile.

C'è da dire però che gli indicatori e gli oscillatori sono una parte essenziale del system trading, cioè quella tecnica di trading che a dispetto dei guru e delle loro interpretazioni, si affida esclusivamente a regole computerizzate (i trading systems appunto) che dimostrano di saper operare con affidabilità statistica.

 

Oltre alla classica media mobile, a cui ho dedicato la sezione raggiungibile in fondo a questa pagina, prediligo ed utilizzo principalmente gli indicatori di momentum. Vediamo perché.

 

 

Indicatori di Momentum (RSI - ROC - MACD - Pista Ciclica - Stocastico - Obv)
Se, come abbiamo visto, la media mobile da' indicazioni interessanti ma purtroppo in ritardo, invece l'utilizzo di un indicatore di momentum può spesso, fornire notizie circa la latente condizione di forza o di debolezza presente nella tendenza del prezzo esaminato, spesso con un buon anticipo rispetto al punto di svolta finale.

 

Il concetto di momento ascendente può essere meglio compreso con un esempio: Immaginiamo di lanciare in aria una palla. Nell'istante in cui essa lascia la nostra mano compie la parte iniziale della propria traiettoria alla velocità massima, possedendo, dunque, un elevato momento; gradualmente la sua velocità si riduce trasformandosi infine in una fase di stallo qualche istante prima che la forza di gravità le faccia invertire la direzione riportandola verso il basso. Questo processo di rallentamento, di perdita di momento ascendente, si verifica anche nei mercati finanziari.

 
Se la traiettoria seguita dalla palla viene paragonata alla variazione del valore di un titolo, il tasso di crescita dei prezzi inizierà a diminuire notevolmente prima che venga raggiunto il massimo definitivo.

 
D'altra parte se una palla viene lanciata all'interno di una stanza, può colpire il soffitto quando possiede ancora un elevato momento; in tal caso la traiettoria, e la tendenza del momento, tenderanno ad invertire simultaneamente la propria direzione. Tale circostanza si verifica sfortunatamente, anche nei mercati finanziari quando i prezzi sono bruscamente spinti verso il basso, sia a causa di un improvviso aumento delle vendite (resistenza) sia di una brusca diminuzione degli acquisti. In tali circostanze può essere di aiuto il livello raggiunto dal momento, piuttosto che la sua tendenza, nel valutare la qualità della tendenza del prezzo.

 

Il concetto di momento discendente può essere meglio compreso paragonandolo ad una automobile sospinta oltre la sommità di una collina. Man mano che il fianco della collina si fa più ripido, l'automobile accelera, raggiungendo la velocità massima. Terminata la discesa e raggiunta la pianura, l'automobile non si arresta immediatamente e, sebbene rallenti la propria corsa, continua a viaggiare ancora per un po'. I prezzi sui mercati in tendenza ribassista si comporta in modo analogo, poiché il loro tasso di diminuzione spesso si riduce (perdita di momento) in anticipo rispetto al raggiungimento del minimo definitivo. Ciò non sempre può avvenire, dato che il momento ed il prezzo possono invertire contemporaneamente la propria direzione, come per i massimi, quando incontrano un importante livello di supporto. Ciò nonostante il concetto di momento che anticipa il prezzo si verifica abbastanza frequentemente, tanto da poter fornire utili indicazioni circa una potenziale inversione di tendenza del mercato.

 

 

RSI (Relative Strength Index)

Questo indicatore è uno dei più importanti oscillatori utilizzati per individuare le fasi di ipercomprato e di ipervenduto di un titolo. Esso è il rapporto tra il numero di chiusure positive ed il numero di chiusure negative degli ultimi N giorni. Più corto è l'intervallo di osservazione e più sensibile diventa l'oscillatore.

Nella variante che utilizzo, l'RSI oscilla tra i valori di 0 e 100, inoltre i limiti che ho imposto per determinare il livello di ipercomprato ed ipervenduto sono 80 e 20, (normalmente si considera 70 e 30). Questo perché l'RSI funziona al meglio quando raggiunge i valori estremi della banda di oscillazione. Perciò la sua utilizzazione è particolarmente efficace nel trading di breve termine.


Comunque, qualsiasi trend particolarmente forte (sia al rialzo che al ribasso) può creare una prolungata situazione di ipercomprato o ipervenduto. Questa però non è una ragione sufficiente per liquidare le posizioni precedentemente assunte. Infatti il primo movimento all'interno della zona di ipercomprato o ipervenduto è da considerarsi come un avvertimento. Il fatto a cui si deve prestare maggior attenzione è invece la formazione di un doppio top (massimo) o di un doppio bottom (minimo), il quale costituisce la premessa per il cambiamento di tendenza. La conferma definitiva di essa si avrà quando la linea dell'RSI perfora un minimo significativo precedentemente toccato (se si trova in ipercomprato), oppure supera un massimo significativo se si trova in ipervenduto.

 

 

ROC (Rate of Change)

La sua costruzione si basa sulla differenza fra la chiusura più recente e la chiusura registrata "N" giorni prima, rapportata a quest'ultima. Ad esempio, per costruire un ROC a dieci giorni, l'ultima chiusura deve essere divisa per la chiusura di dieci giorni indietro. Il rapporto viene moltiplicato per 100 allo scopo di normalizzare l'oscillatore attorno alla linea dello zero.
Il ROC misura il tasso di variazione delle quotazioni. Quindi ci comunica la velocità e soprattutto l'accelerazione con cui si muove il prezzo.

Come potete vedere dal grafico, avviene proprio come nella misurazione della velocità di una palla lanciata in aria che rallenta sino ad invertire la sua corsa e dando indicazione in anticipo dell'inversione di tendenza del prezzo.
Anche questo indicatore può dare segnalazione di ipervenduto o ipercomprato, così come la segnalazione del raggiungimento dei massimi e dei minimi.


 

 

MACD (Moving Average Convergence / Divergence)

Questo indicatore si genera solitamente con due curve: la prima (MACD vero e proprio) è la differenza di due medie mobili esponenziali a dodici e ventisei giorni del prezzo di base, la seconda  (chiamata segnale) è la media mobile esponenziale a nove giorni della prima.

Si può utilizzare in due modi: in primo luogo il taglio della linea di demarcazione dello zero dall'alto verso il basso del MACD fornisce un segnale di vendita o di debolezza mentre il contrario un segnale di acquisto o di forza del titolo come si può vedere nel grafico.


In seconda istanza, (utilizzabile come trading system), risulta utile per ricevere dei segnali di buy o sell ad ogni attraversamento del segnale da parte del MACD.

Tra l'altro tale tecnica anticipa i segnali operativi.

Guardate il grafico dei segnali generati con la relativa Equity Line.


 

 

Pista Ciclica

Questo indicatore è fondamentalmente basato sulla differenza tra il prezzo e la sua media mobile esponenziale (per quanto mi riguarda a 60 giorni), e si può definire, perdonate il tecnicismo come l'exponential smoothing (media mobile esponenziale) della derivata di n(t) (serie storica dei prezzi), cioè lo smoothing della velocità di n(t). Questo è, allo stato attuale, il migliore indicatore di velocità che possiamo avere.

La Pista Ciclica ha la capacità di anticipare frequentemente i picchi dei prezzi, e ci da una efficacissima segnalazione di "tensione". Immaginate di poter misurare il livello di tensione dell'elastico legato al piede di chi fa Bungee Jumping, ne ricavereste indicazioni utilissime per riconoscere i momenti più critici.

Guardate dal grafico come questi livelli di tensione possano ritornare come una "memoria" intrinseca in questo fondo azionario.


 

 

Stocastico

Lo Stocastico è un oscillatore tra i più usati per identificare le condizioni di ipercomprato ed ipervenduto, e si può utilizzare anche per indicare divergenze tra oscillatore e prezzi.

L'oscillatore è basato sul principio che il prezzo di chiusura si avvicina ai livelli massimi nelle sedute rialziste, mentre in fasi ribassiste la chiusura si posiziona vicino ai minimi della seduta. Conseguentemente in fasi di trend positivo la constatazione di range caratterizzati da massimi crescenti con chiusure intorno ai minimi, indicano un indebolimento della fase di rialzo. Nel caso invece di trend negativo, sono da valutare le considerazioni opposte.

Gli oscillatori come lo Stocastico sono utili in un trading ranges, non tanto in un trend, come pure se i prezzi ritracciano o stazionano su supporti o verso delle resistenze, l'oscillatore indicherà una condizione di ipervenduto sul lato basso del range e una situazione di ipercomprato sul lato alto del range. Di contro, nel corso di un trend, sia esso up o down, l'oscillatore indicherà in modo prematuro un prezzo estremo intendendolo reversal, facendo posizionare l'operatore contro il trend in atto. Il consiglio più saggio, che tutti gli analisti tengono sempre ben presente, è quello di utilizzare lo stocastico in abbinamento con altri indicatori tecnici per misurare il grado del trend del mercato. In presenza di un mercato che ha una tendenza ben definita gli oscillatori (quali lo stocastico appunto), potrebbero fornire dei falsi segnali e non dovrebbero quindi essere considerati.


 

 

O.B.V. (On Balance Volume)

L'On Balance Volume è un indicatore che prende in considerazione l'evoluzione dei volumi in rapporto all'andamento dei prezzi. Più in particolare rappresenta la somma algebrica dei volumi scambiati nelle varie sedute di borsa. Tale somma viene ottenuta:
sommando i volumi del giorno in questione al valore dell'indice OBV (cioè alla sommatoria dei volumi) del giorno precedente nel caso in cui si è avuto un aumento del prezzo, oppure sottraendo i volumi del giorno in questione al valore dell'indice OBV (cioè alla sommatoria dei volumi) del giorno precedente nel caso in cui si è avuto un ribasso del prezzo.
In pratica tale indicatore si basa su uno dei principi basilari dell'analisi tecnica, ovvero che un aumento dei prezzi risulta confermato solo se avviene in presenza di volumi in crescita. Un rialzo con volumi in calo è sintomo di indebolimento del trend in atto, stesso discorso per la diminuzione dei prezzi.

Sinteticamente i segnali dell'OBV possono essere così sintetizzati:
Un trend rialzista o neutro dei prezzi a fronte di un trend ribassista OBV denota una fase di distribuzione in atto e dunque fornisce indicazioni negative sul futuro andamento del prezzo.

Un trend ribassista dei prezzi a fronte di un trend rialzista OBV denota una fase di accumulazione in atto e fornisce indicazioni positive sul futuro andamento del prezzo del titolo.

Se il titolo raggiunge un nuovo massimo mentre l'indicazione OBV non lo raggiunge l'indicazione fornita è negativa.


 

 

L'utilizzo della Volatilità nell'Analisi Tecnica
La volatilità è stata oggetto di ricerche significative nei mercati finanziari negli anni novanta da diversi traders professionisti, al fine di accrescere i loro margini nel corso delle transazioni di mercato.
Solo recentemente la volatilità è stata rivalutata, visto che tale concetto era stato confinato soprattutto al settore delle opzioni. Ad ogni modo la volatilità è uno strumento di analisi utile anche per la negoziazione di azioni e fondi comuni.
La volatilità non è un concetto complesso, e rappresenta la misurazione delle oscillazioni dei prezzi, sia sul breve termine dove si hanno generalmente oscillazioni molto forti, quindi con un alto livello di volatilità, sia su mercati molto stabili con tendenze di lungo ben definite o con trading ranges molto stretti, che hanno un basso livello di volatilità.

 

 

Volatilità Storica

La volatilità storica è la deviazione standard del cambiamento di un prezzo da un giorno all'altro espressa come una percentuale annualizzata. In termini più semplici, è quanto un mercato fluttua in un dato periodo di tempo. Per esempio, se un'azione sta quotando 50 ed ha una volatilità storica ad uno anno del 10%, vuol dire che nel corso del periodo di tempo di un anno l'azione fluttuerà approssimativamente tra 45 e 55, per il 68% (è una deviazione standard) del periodo di tempo considerato. Una volatilità storica a 10 giorni per la stessa azione indica che durante il corso dei 10 giorni passati che il suo range annualizzato varia tra 45 e 55, sempre per il 68% del tempo.

Si può usare la lettura della volatilità storica in modo da identificare grossi movimenti al rialzo e al ribasso sia per le azioni che per i futures, ed in buona sostanza la volatilità indica la minore o maggiore facilità con cui il prezzo di un titolo muta al variare del rendimento richiesto.

I titoli in genere offrono ai rispettivi possessori un rendimento non costante nel tempo, questo varia nel tempo in base all'aumento o alla diminuzione del rischio assunto dall'emittente e dagli andamenti dei mercati finanziari. La misura che indica di quanto varia il prezzo di un titolo al variare del suo rendimento è detta volatilità: quanto più un valore mobiliare è volatile, tanto maggiore è il rischio di perdite come tanto maggiori sono le possibilità di guadagno in conto capitale.


 

 

Bollinger Bands

Le Bande di Bollinger si rappresentano graficamente con due linee tracciate lateralmente al grafico di un titolo e ne rappresentano l'azione dei prezzi insieme alle relative oscillazioni, tendenti verso i lati di una ipotetica "busta" posta appunto ai lati del valore esaminato. Le due linee vengono infatti calcolate sommando o sottraendo un numero variabile di deviazioni standard del prezzo (solitamente 2) al valore della media mobile semplice del prezzo stesso.

Queste rappresentano un concetto di grande interesse ma in realtà non indicano, come comunemente si pensa, ne segnali di acquisto ne di vendita basati sul prezzo, specie allorquando questo tocca le bande stesse. Ciò che le bande indicano in realtà è la risposta alla classica domanda circa i prezzi: se cioè questi sono sopra o sotto la propria forza relativa.

Con questa informazione, un investitore accorto può operare acquisti e vendite, usando le bande in combinazione con altri indicatori a conferma del movimento dei prezzi.


 

 

Le Medie Mobili

Una media mobile non è altro che la media delle ultime N quotazioni; ogni giorno che passa, si aggiunge il valore nuovo e si procede al ricalcolo.
Presenta alcune caratteristiche:


  • E' un indicatore di tendenza, tanto più sensibile quanto minore è la quantità degli elementi che ne compongono la base di calcolo; una media a 5 giorni è estremamente più sensibile alle variazioni di tendenza rispetto a una media a 200 giorni.
  • Le sue segnalazioni non possono essere tempestive; qualunque sia la base di calcolo, la corrispondente tendenza non può che essere rilevata con ritardo, dal momento che il calcolo viene effettuato all'ennesimo giorno e, a quel punto, l'inversione può già aver avuto inizio da tempo.
  • Smussa l'erraticità delle quotazioni riducendo il rumore, cioè quelle oscillazioni che non sono dovute a variazioni di tendenza ma a fattori estemporanei di mercato.

 

Esistono diversi tipi di medie mobili, ma le più diffuse sono:


  • Media aritmetica semplice
  • Media esponenziale
  • Media Mobile adattiva

 

 

La prima si calcola facendo il rapporto tra la somma delle quotazioni degli ultimi N giorni e il loro numero:

 

(q1 + q2 + q3+ . . . . . . . . qn) / n

 

La seconda tiene traccia della serie storica delle quotazioni, privilegiando quelle più recenti.
Il primo valore si calcola come media aritmetica semplice.
I valori successivi vengono calcolati con la seguente formula:

 

C*2/(ng+1)+M*(1-2/(ng+1))

 

con:
C = ultima chiusura
M = media precedente
ng = numero giorni (ampiezza della media)

 

 

Al costo di un procedimento di calcolo un po' più complesso, la media esponenziale presenta il vantaggio di attenuare notevolmente il fenomeno degli sbalzi, tipici delle medie aritmetiche semplici, dovuti non all'effetto del dato più recente ma a quello della eliminazione del dato più antico.

 

L'utilizzo più semplice che si può fare di una media mobile è quello di procedere all'acquisto di un titolo quando il prezzo passa da sotto a sopra (perfora al rialzo) la propria media e di procedere alla vendita nel caso inverso.

 

Tale tecnica, sicuramente pagante nei periodi di tendenza fortemente definita, presta il fianco sia a una operatività poco tempestiva per via dei ritardi nelle segnalazioni che, in periodi poco direzionali, a una serie di falsi segnali allorquando i prezzi cominciano a oscillare ripetutamente sopra e sotto la propria media.

 

Un'alternativa, sempre inficiata dall'inconveniente del ritardo e, un po' meno, dai falsi segnali, può essere quella di procedere ad acquisti quando la media svolta verso l'alto e a vendite quando svolta verso il basso.

 

 

Media Mobile adattiva
La media mobile adattiva meriterebbe una trattazione specifica per la sua complessità, resta comunque interessante sapere che essa muta il suo parametro di "smoothing" al mutare delle condizioni della serie storica su cui è applicata. Quindi adegua la sua distanza dal prezzo in funzione della sua volatilità, riducendo così i falsi segnali di un eventuale trading system basato sull'incrocio con il prezzo stesso.